Quando si effettua un pagamento con bancomat o carta prepagata, viene rilasciato un documento che molti confondono con lo scontrino fiscale. Ma cosa si riceve davvero? Come si dimostra il pagamento? E quali diritti si hanno se si perde quella ricevuta? In questo articolo rispondiamo in modo chiaro e approfondito a tutte le domande più comuni sugli scontrini bancomat e POS.
1. Come si chiama lo scontrino del bancomat?
Lo scontrino rilasciato dopo un pagamento con carta bancomat si chiama ricevuta POS o ricevuta di pagamento elettronico. È un documento stampato direttamente dal terminale POS dell’esercente e contiene le informazioni essenziali della transazione: importo, data e ora, numero autorizzazione, codice esercente e ultime cifre della carta utilizzata. Non ha valore fiscale, ma serve a documentare che un pagamento è stato effettuato.
2. Come dimostrare di aver pagato con bancomat?
La prova più diretta è la ricevuta del POS, ma non è l’unica. Se la ricevuta è stata smarrita, è possibile dimostrare il pagamento tramite l’estratto conto bancario o il dettaglio movimenti della carta. Le app bancarie moderne permettono anche di scaricare una ricevuta digitale della singola transazione. Questo tipo di documentazione è valido in caso di contestazioni con un esercente o per attivare una garanzia.
💡 Esempio pratico: hai acquistato un paio di scarpe, pagato con bancomat, ma il commerciante non ti ha rilasciato la ricevuta POS e l’articolo presenta un difetto. Anche senza la ricevuta, puoi far valere i tuoi diritti: accedi all’app della tua banca, cerca la transazione e salva uno screenshot o scarica l’estratto conto in PDF. Questi documenti costituiscono prova dell’acquisto. Se l’esercente contesta, invia una segnalazione scritta, preferibilmente tramite PEC o raccomandata A/R. In caso di rifiuto, puoi chiedere supporto a un’associazione dei consumatori o avviare una conciliazione presso la Camera di Commercio.
3. Ricevuta bancomat vale come scontrino fiscale?
Assolutamente no. La ricevuta del bancomat non sostituisce lo scontrino fiscale. Quest’ultimo è obbligatorio per legge e serve a certificare l’acquisto ai fini fiscali. Anche se si paga con carta, l’esercente è tenuto a emettere lo scontrino tramite un registratore di cassa telematico. I due documenti sono distinti e vanno conservati separatamente se si ha bisogno di prova d’acquisto e prova di pagamento.
🔎 Come distinguere visivamente i due documenti?
- Scontrino fiscale: riporta l’intestazione con logo o codice dell’Agenzia delle Entrate, il numero del registratore telematico, la data, ora e l’importo totale IVA inclusa, oltre al QR code finale (obbligatorio per legge).
- Ricevuta POS: contiene l’importo pagato, le ultime 4 cifre della carta, codice di autorizzazione e a volte il nome del circuito (Visa, Mastercard ecc.). Manca il codice fiscale del commerciante e non riporta l’IVA né il dettaglio dei prodotti acquistati.
📌 Se hai solo la ricevuta POS e non lo scontrino fiscale, non hai la prova d’acquisto valida ai fini fiscali.
📚 Riferimenti normativi utili:
- D.Lgs. 127/2015: ha introdotto l’obbligo di trasmissione telematica dei corrispettivi giornalieri e l’uso del registratore di cassa telematico per gli esercenti.
- Legge n. 311/2004 (Finanziaria 2005): ha rafforzato l’obbligo di emissione dello scontrino o della ricevuta fiscale da parte dell’esercente, prevedendo controlli più severi e sanzioni in caso di violazioni.
- Codice del Consumo (D.Lgs. 206/2005), art. 132: regola la durata della garanzia legale (2 anni) e il diritto del consumatore ad avere una prova d’acquisto (scontrino, ricevuta o fattura) per far valere tale garanzia.
4. Quanto tempo bisogna conservare gli scontrini bancomat?
La durata dipende dal motivo per cui li conservi:
- Per acquisti quotidiani, basta conservarla per alcuni giorni, giusto il tempo per eventuali reclami o errori.
- Per acquisti con garanzia, è consigliabile tenerli almeno 2 anni.
- Per spese detraibili (come prestazioni sanitarie pagate con bancomat), la ricevuta andrebbe conservata per 5 anni, in linea con la normativa fiscale italiana.
5. Quando si paga con il POS si fa lo scontrino?
Non sempre. Il pagamento con POS non genera automaticamente lo scontrino fiscale. Alcuni negozi usano sistemi integrati che stampano entrambi i documenti, ma in molti casi lo scontrino fiscale viene emesso separatamente dal registratore di cassa. È buona norma controllare che il commerciante consegni sia la ricevuta POS che lo scontrino fiscale, soprattutto se si acquistano beni con garanzia o detraibili.
6. Come ristampare lo scontrino del bancomat?
La ristampa è possibile solo al momento dell’acquisto, e deve essere eseguita dal commerciante tramite il terminale POS. Alcuni dispositivi permettono di ristampare l’ultima transazione o quelle recenti, ma solo entro un breve lasso di tempo. Se serve una copia dopo giorni o settimane, si può chiedere alla banca il dettaglio della transazione, ma non sarà equivalente allo scontrino originale se richiesto per detrazioni o garanzie.
✅ Conclusione: quando conservare e quando chiedere una copia
Se effettui pagamenti con bancomat, pretendi sempre entrambi i documenti: lo scontrino fiscale (per la garanzia e le detrazioni) e la ricevuta POS (per dimostrare il pagamento).
👁🗨 Controlla che lo scontrino riporti il QR code e i dati del registratore telematico (obbligatori per legge) e non ti venga data soltanto la ricevuta del POS, che non ha alcun valore fiscale
⚖️ Se hai dubbi o difficoltà nel contestare un acquisto, ricorda che puoi fare valere i tuoi diritti anche con l’estratto conto e rivolgerti a un’associazione consumatori.
📌 Infine, conserva i documenti almeno 2 anni per garanzia, 5 anni per le detrazioni fiscali, come previsto dalla legge