Quale “lavoro malvagio” ti riuscirebbe meglio?

Tutti, almeno una volta, abbiamo pensato: «Chi è la mente diabolica dietro a questa trovata?». Dalle pubblicità che ti inseguono ovunque ai pacchetti che sembrano progettati per non aprirsi mai, il mondo digitale (e non solo) è pieno di piccoli “lavori malvagi”.
Ecco una classifica semiseria — ma anche un’occasione per riflettere su come le aziende creano frustrazione… e profitto.


👾 Progettista di algoritmi per i social media

Il vero burattinaio del nostro tempo.
Un buon algoritmo sa cosa ti piace prima ancora che tu lo sappia. Ti mostra contenuti irresistibili, ti fa scorrere all’infinito e ti fa dimenticare che dovevi solo controllare un messaggio.
Dietro ogni “mi piace” c’è un’architettura di incentivi creata per una sola cosa: tenerti incollato allo schermo.


💳 Creatore di abbonamenti impossibili da disdire

Hai mai provato a cancellare un abbonamento online? Ti chiedono tre password, una conferma via email e, se sei fortunato, un questionario su perché osi andartene.
Questo “lavoro malvagio” è una vera arte: rendere complicato ciò che dovrebbe essere semplice, e nel frattempo farti pagare un mese in più.


☎️ Operatore di telemarketing che chiama durante la cena

Un classico senza tempo.
Proprio quando il sugo sobbolle e la tv è accesa sul telegiornale, squilla il telefono: “Buonasera, la disturbo?”.
È l’emblema del marketing invadente, ma anche la prova che la persistenza, nel bene e nel male, paga.


📦 Designer di confezioni impossibili da aprire

Forbici, coltello, unghie… niente funziona.
Quelle confezioni trasparenti e sigillate sembrano progettate per mettere alla prova la pazienza umana.
Eppure dietro c’è una logica: sicurezza, protezione e marketing. Più il pacco sembra “chiuso”, più il prodotto appare prezioso.


📱 Creatore di notifiche per giochi mobili super dipendenti

“Ti sei dimenticato di raccogliere le monete!”
“Il tuo villaggio è sotto attacco!”
Ogni notifica è un colpo di dopamina pensato per farti tornare.
Questo lavoro “malvagio” sfrutta la psicologia comportamentale per trasformare il tempo libero in tempo di schermo.


Conclusione

Ironia a parte, questi “lavori malvagi” sono anche una finestra sul modo in cui tecnologia e marketing manipolano le nostre abitudini.
Essere consapevoli è il primo passo per non diventare schiavi di ciò che usiamo ogni giorno.
E forse, la prossima volta che un’app non si disinstalla o un pacco non si apre, sapremo almeno a chi dare la colpa.

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