Chi ha vissuto la vera infanzia felice? I Boomer con i giochi in cortile? I Millennials con le prime console e internet lento? Oppure la Gen Z, cresciuta con lo smartphone in mano?
Abbiamo provato a rispondere a questa domanda generazionale, ma senza dimenticare i cambiamenti culturali, sociali… e digitali.
👶 Gen Z (nati dal 1997 al 2012): i nativi digitali
Questa è la generazione che non ha mai vissuto un mondo senza internet.
La loro infanzia è fatta di touch screen, TikTok e pagamenti digitali. Non sanno cosa sia aspettare una settimana per vedere la puntata successiva del loro cartone preferito, né cosa significhi andare a ritirare i soldi in posta per comprare qualcosa.
Infanzia migliore?
Dipende. Hanno tutto subito e ovunque, ma spesso a scapito della noia creativa, dell’attesa, e dell’autonomia “analogica”.
👦 Millennials (nati dal 1981 al 1996): il ponte tra due mondi
Sono cresciuti con i Game Boy, le schede telefoniche, i pomeriggi da Blockbuster e le prime ricariche da 10.000 lire.
Hanno vissuto l’infanzia analogica e la rivoluzione digitale: sanno cos’è un floppy disk, ma anche come si usa una app di mobile banking.
Infanzia migliore?
Forse sì. Hanno sperimentato la lentezza del passato e la velocità del presente. Due mondi diversi, entrambi reali.
🧑🦱 Generazione X (nati tra il 1965 e il 1980): liberi (quasi) selvaggi
Nessun controllo parentale su YouTube. Nessuna app di localizzazione. Tanta strada fatta a piedi, tante regole inventate sul momento, merendine comprate con spicci raccolti in casa.
Erano i tempi delle lire in tasca, delle raccolte punti e dei risparmi nel salvadanaio di latta.
Infanzia migliore?
Per molti sì, perché era semplice, libera e concreta. Ma anche più dura, con meno protezioni e comodità.
🧓 Baby Boomers (nati tra il 1946 e il 1964): i pionieri del benessere
Cresciuti nel dopoguerra, hanno visto l’arrivo della TV, del frigorifero e del primo stipendio dei genitori.
Per loro, anche una piccola mancia era un evento. Niente bancomat, niente carte. Solo contanti (e pochi).
Infanzia migliore?
Piena di sogni e conquiste. Ma anche di rinunce e fatica. Un’infanzia che oggi sembrerebbe povera, ma allora era piena di valori.
⚖️ “Sono tutte uguali”
Chi la pensa così, forse ha ragione. Perché ogni infanzia ha avuto giochi, risate, emozioni. Cambiano gli oggetti, ma i bambini restano bambini.
Il vero punto?
La felicità non è (solo) una questione di generazione, ma di contesto, affetto, e possibilità.
🧠 “Ogni generazione pensa che la propria sia stata la migliore”
Ecco la chiave di tutto. La nostalgia deforma il passato e lo rende magico.
Chi ha vissuto i gettoni del telefono li rimpiange come se fossero oro. Chi ha vissuto con Netflix dice: “Non potrei farne a meno”.
E il denaro?
Il modo in cui ogni generazione ha vissuto l’infanzia si riflette anche nel rapporto con i soldi.
Non è solo questione di quanto se ne avesse, ma di come ci si relazionava con il denaro, con i piccoli desideri e con l’attesa.
🧓 Baby Boomers (1946–1964)
Pochi spicci nel taschino, un barattolo di latta nascosto in cucina per i risparmi di famiglia e grandi sogni che sembravano lontani.
Un gelato si comprava con il resto del pane 🍦, e se volevi una bicicletta… bisognava aspettare mesi, magari fino a Natale 🎄.
Il denaro aveva un valore tangibile e quasi sacro: si contava e ricontava più volte prima di spenderlo.
Le carte? Solo quelle da gioco ♠️♦️.
🎞️ Generazione X (1965–1980)
I primi a usare i gettoni per telefonare e le 200 lire per la bibita al distributore.
Il portafoglio era pieno di banconote vissute, piegate e consumate.
Il libretto postale 📒, con i timbri colorati e le righe ordinate, era un piccolo orgoglio: segno di indipendenza e di un futuro da costruire.
La paghetta arrivava a fine settimana e bastava per sentirsi grandi, anche solo per un pomeriggio.
📟 Millennials (1981–1996)
Cresciuti tra la lira e l’euro, i Millennials hanno visto arrivare le prime carte bancomat e le ricaricabili Postepay.
Il denaro cominciava a diventare più astratto, ma restava l’emozione di fare la fila alle Poste 🏤, di controllare il saldo con un SMS e di mettere da parte pochi euro per comprare qualcosa online.
L’acquisto su internet 🛒 era una piccola avventura da pianificare con cura, spesso condivisa con un amico più esperto.
Risparmiare significava mettere qualche moneta in un salvadanaio di plastica, sognando un CD o un cellulare nuovo.
📲 Gen Z (1997–2012)
Oggi il portafoglio è nello smartphone.
Satispay, Apple Pay, ricariche istantanee e cashback sono la normalità.
Il denaro è invisibile: si spende con un tap 💸 e spesso si scopre quanto si è speso solo quando arriva la notifica “Saldo insufficiente” 🚨.
Il contante quasi non esiste più, e la paghetta digitale arriva via bonifico istantaneo o app di pagamento.
Il risparmio? A volte è un numero sullo schermo, altre un desiderio che si realizza in un clic.
👉 Siamo passati dal toccare i soldi al dimenticare che esistano.
E questo ha cambiato tutto.
- Prima il denaro aveva peso (in tasca) e valore (perché finiva in fretta).
- Oggi ha velocità, ma non sempre consapevolezza.
Il risultato?
📲 Comodità estrema → 💥 Spese impulsive
💳 Pagamenti smart → 🤷♂️ Minor senso del limite
Ecco perché, oggi più che mai, l’educazione finanziaria deve partire da zero.
Non da quanto hai nel salvadanaio, ma da cosa vedi (e non vedi) sullo schermo.
🗣️ E tu, di che generazione sei?
Hai riconosciuto la tua infanzia tra queste righe?
Ricordi com’era gestire i soldi da piccolo, quando tutto sembrava più semplice… o più lento?
🧒💬 Raccontacelo nei commenti!
Qual era la tua “moneta del cuore”?
Il gettone del telefono? Le 10.000 lire della paghetta? La prima ricarica Postepay? O forse… un QR code?
👉 Condividi la tua esperienza: ogni generazione ha qualcosa da insegnare. E magari, anche da rimpiangere.